Per molti l'amore per una Grecia semplice, eterna e spirituale, è cominciato proprio grazie a questo film. Mediterraneo è un manifesto della Grecia in cui è possibile perdersi nel tempo, respirare più lentamente, avvertire una nuova essenzialità nei propri pensieri, lasciarsi andare ai ritmi naturali del mare, del sole e della luna, del vento. Un articolo bellissimo pubblicato su Ilgrilloviaggiante.it descrive perfettamente non solo il film, ma anche i sentimenti di chi come noi ha deciso di lasciare tutto e trasferirsi su un'isola greca: "Il tema conduttore di Mediterraneo è senz’altro la fuga, intesa come ricerca di una nuova forma di interiorità, non condizionata da fattori ideologici ma piuttosto da connotazioni emotive. C’entrano poco la guerra o la politica e i suoi miti, contano di più le realizzazioni personali, la fiducia nel trovare il proprio paradiso, il luogo dove stare, dove amare, dove diventare vecchi. La fuga non è vista (...) come un facile disimpegno, non è neanche una forma di protesta, è piuttosto il bisogno dell’anima di raggiungere un altrove che permetta di realizzare sogni e desideri, di buttarsi alle spalle il male del mondo. La fuga è ribellarsi in modo silenzioso, rallentare (in “Mediterraneo” la radio si rompe, i giornali mancano, gli orologi non esistono) e approdare dove si vuole. Per sentire cose nuove. Nel film a vincere è l’idea dell’isola come nido, come sistema chiuso, come cerchio magico, come un luogo sicuro, che protegge, che non tradisce. Quasi un ecosistema autosufficiente, una specie di mito del paradiso".

In una calda sera di fine estate è facile sentire la malinconia del film di fronte a un mondo che cambia, a qualcosa che finisce, ma anche l'attesa di qualcosa di nuovo all'orizzonte, di trovare finalmente la propria dimensione.